Dal teatro alla danza, l’arte all’Istituto Walden per ricucire le ferite dei più piccoli Storie

Dal teatro alla danza, l’arte all’Istituto Walden per ricucire le ferite dei più piccoli

  • Scritto da Redazione
  • - 11/01/2019

Ci sono spaccature umane che né il tempo e né la voglia di futuro possono ricucire del tutto. Ci sono pagine talmente buie e dolorose che hanno il potere di spegnere la spensieratezza e i sorrisi di chi, al contrario, dovrebbe correre, giocare e vivere l’innocenza dei propri anni. Ridere a crepapelle, saltare da uno scivolo all’altro, vedere il mondo a colori, sognare. Sognare un futuro, immaginarsi a 30 anni medico, maestra, attore o ballerina. Disegnare la propria casa intesa come isola felice. E invece ci sono altre storie. Storie di paura, di maltrattamenti, di abusi, spesso in famiglia, che segnano per sempre la vita di alcuni bambini: anime innocenti.

Ma come ricucire gli strappi, ridare speranza, restituire quei sorrisi sottratti? Ballare, recitare, inventare, creare. Veri e propri laboratori che l’Istituto Walden, socia della Rete Solco, realizza da ormai 5 anni due volte a settimana per i bambini della Casa famiglia e la Comunità per minori, vittime di abusi e maltrattamenti, spesso intra-familiari, che ogni lunedì e mercoledì si trasformano in attori e ballerini per tornare a sognare.

«Ogni minore che accogliamo ha un proprio percorso difficile e triste. Quello che proviamo a fare con il resto dello staff è diventare “ricamatori di attimi”» , dichiara Lucia Alessi, assistente sociale e responsabile di Comunità dell’Istituto Walden. Esperta di teatro, ha trasferito questa sua grande passione all’interno della struttura: vestendo spesso i panni non soltanto di coordinatrice  e responsabile ma anche di animatrice. Con scarpe da ginnastica e un copione in mano si immerge nel cuore dei laboratori di danza, teatro e cucina, che coordina e gestisce con i psicologi e gli altri assistenti sociali della struttura.

«I nostri bambini – continua Alessi – sono frantumati, è difficile rimettere in sesto tutti i cocci. Come quando si rompe un vaso e provi a incollare i pezzi, il risultato non sarà mai uguale all’originale. Sono bambini pieni di ferite che probabilmente si porteranno per sempre. Ma con i nostri laboratori proviamo a ricamare dei fiori, delle luci e dei colori lì dove invece ci sono solo tratti oscuri».

Il teatro, la danza e l’arte diventano dunque strumenti per vivere diverse sfaccettature della vita, uscire dal proprio io. Cosi si può diventare streghe, re, regine, orchi e cavalieri. E poi tornare indietro. «È questa la forza del teatro e in generale dell’arte – confessa Alessi -, si possono interpretare mille personaggi ma con la consapevolezza di poter tornare indietro. Nella loro vita, invece, i bambini hanno subito talmente tanto dolore che non riescono a fare retromarcia, cancellare tutto e ricostruirsi. Questo il messaggio che vogliamo lanciare con i nostri laboratori, dare speranza, ma soprattutto accompagnare i minori a scavare dentro le loro passioni per diventare davvero attori della propria vita».

Così Alessia, anche solo per alcune ore, sogna di indossare tutù e scarpette per cavalcare i teatri più famosi del mondo. E poi Mario, Andrea e Fiammetta vogliono far parte di una vera e propria compagnia teatrale, girare con un furgoncino e recitare i classici più famosi. Nomi di fantasia per raccontare l’anima dei laboratori: restituire sogni. «Questa è la parte più difficile del nostro lavoro – aggiunge Lucia -. Per un attimo, grazie ai laboratori, i piccoli sognano di essere attori o ballerini, ma sono frammenti perché non si proiettano nel futuro, pensano di non averlo, sono consapevoli che una volta tornati a casa devono lottare contro una realtà troppo spesso crudele. Non soltanto hanno subito violenze e maltrattamenti, ma spesso non hanno nemmeno delle figure adulte che prendendoli per mano possano accompagnare a realizzare i loro sogni».

Ma non solo danza e teatro. Il programma laboratoriale messo in campo dall’Istituto prevede anche un corso di cucina, che come ogni forma d’arte stimola la creatività e soprattutto restituisce il diritto di scegliere. Scegliere cosa preparare, cosa mangiare a pranzo e come arricchire una cena.

«Il nostro laboratorio che noi chiamiamo “mani in pasta” – conclude Lucia – è anche questo una forma d’arte, non soltanto stimola la fantasia dei più piccoli, ma ci aiuta ad educarli all’idea della colazione, del pranzo o cena come momenti di scambio e un modo per stare insieme, condividendo il piacere di un piatto caldo».

Ci sono stanze nel cuore di Sciacca, in provincia di Agrigento, che si trasformano in sale di danza e palcoscenico di vita, cucine che diventano cuore pulsante di sogni e voglia di credere in un futuro possibile.