Ecco il Piano contro la povertà per il triennio 2018-2020 Notizie

Ecco il Piano contro la povertà per il triennio 2018-2020

  • Scritto da Redazione
  • - 11/07/2018

Il Piano di contrasto alla povertà per il triennio 2018-2020 è in Gazzetta Ufficiale. È stato pubblicato allegato al decreto di riparto delle risorse riguardanti la quota servizi del Fondo Povertà, pari a 297 milioni di euro nel 2018, 347 milioni di euro nel 2019 e 470 milioni di euro nel 2020. Per il 2018 in particolare 272 milioni di euro sono vincolati all’attuazione dei livelli essenziali connessi al REI, 20 milioni in favore di senza fissa dimora, 5 milioni per i neomaggiorenni.

In sintesi gli obiettivi del Piano quali sono?

Il target di una politica di contrasto alla povertà assoluta è una quota di popolazione fra il 5% e l’8%, mentre c’è una fascia di fragilità economica che arriva al 10-15% della popolazione, per estendersi fino al 20% se parliamo di “rischio” di povertà. Il punto di partenza è una spesa sociale nei Comuni per la povertà pari a 8 euro pro capite all’anno per residente, che varia dai 33 euro della Sardegna ai 2 (scarsi) di Molise e Calabria.

Un primo obiettivo del Piano riguarda il rafforzamento del servizio sociale professionale, per arrivare ad avere almeno un assistente sociale ogni 5mila abitanti. Il servizio sociale professionale è stato infatti indicato come perno attorno a cui ruota l’attivazione del REI e tutto l’impianto volto all’attivazione e all’inclusione sociale delle persone che ne beneficiano. Oltre al rafforzamento quantitativo, è importante che i servizi modifichino le loro pratiche di lavoro: le équipe multidisciplinari ad esempio ad oggi sono la modalità ordinaria di presa in carico solo in quarto degli ambiti.

Molto chiaro, nel Piano, anche l'elenco dei sostegni e gli interventi finanziabili: tirocini finalizzati all’inclusione sociale, all’autonomia delle persone, alla riabilitazione; sostegno socio-educativo domiciliare o territoriale, incluso il supporto nella gestione delle spese e del bilancio familiare; assistenza domiciliare socio-assistenziale e servizi di prossimità; sostegno alla genitorialità e servizi di mediazione familiare; servizio di mediazione culturale; servizio di pronto intervento sociale. Un obiettivo specifico del Piano è l’attivazione di percorsi di sostegno alla genitorialità qualora vi sia presente nel nucleo un bambino nei suoi primi giorni di vita, una delle fasi più delicate dell’esistenza.

Per quanto riguarda i punti di accesso al REI, l’obiettivo è garantire almeno un punto di accesso ogni 40mila abitanti. Se nell’ambito ci sono comuni con meno di 10mila abitanti, sarà necessario un punto di accesso ogni 20mila abitanti; se c’è una città metropolitana l’obiettivo sarà di un punto di accesso ogni 70mila abitanti. Con tutta evidenza le esigenze dei piccoli comuni sono infatti diverse da quelle delle metropoli. Al marzo 2018, solo il 60% degli ambiti aveva comunicato al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali l’elenco dei punti di accesso (dovevano essere inviate entro metà gennaio 2018), con una media di un punto di accesso ogni 10mila abitanti e con una i notevole tra regioni: in Molise ci sono 40 punti di accesso ogni 100mila abitanti, in Lazio e Basilicata 3 ogni 100mila abitanti.

Sono tre i livelli essenziali delle prestazioni individuati già nel decreto legislativo 147: i servizi per l'accesso al REI, la valutazione multidimensionale, il progetto personalizzato che definisca non solo degli obiettivi generali ma anche i risultati attesi concreti, i sostegni necessari e gli impegni che il nucleo familiare si prende. In arrivo c'è una Banca Dati REI che raccoglierà dati non solo sulla quantità di prestazione erogate ma anche sulle valutazioni e le progettazioni personalizzate.

Fonte: Vita.it