Immigrazione: Non siamo in emergenza .... Diamo voce al Terzo Settore

  • Scritto da Redazione
  • - 05/08/2016

Immigrazione: Non siamo in emergenza,

Diamo voce al Terzo Settore

 

“Non possiamo sentire parlare ancora di emergenza, il fenomeno migratorio è ormai un fatto stabile, l’emergenza riguarda solo il sistema di accoglienza, un sistema al collasso” . Queste le parole di Francesco Passantino, Presidente della Rete Sol.Co. Sicilia, il più grande consorzio di cooperative sociali siciliane che da oltre 20 anni opera a sostegno dei più fragili e che sin dal 2008 si occupa di integrazione, scambio con i paesi terzi e immigrati di seconda generazione e dal 2012 (Emergenza Nord Africa) ha strutturato interventi di prima e seconda accoglienza rivolta a minori e adulti stranieri richiedenti asilo.

“Pensare alla migrazione come un fenomeno “straordinario” significa non aver compreso cosa sta accadendo oggi nel mondo” prosegue Passantino.  I dati confermano come in realtà si assista a un assestamento dei flussi migratori con una variazione c.a. del 10%, a mutare sono solo i paesi di origine e questo fa capire come l’immigrazione sia ormai un fenomeno stabile e lo è ancor di più per la Terra di Sicilia che funge da porta verso il Nord Europa.

Perché allora l’impressione è quella di “un’invasione crescente e senza controllo”? Perché il sistema di accoglienza, così come strutturato oggi, non riesce a sostenere i flussi. La necessità è quella di una riforma organica che guardi all’accoglienza come un’azione sociale stabile, alla cui base devono esserci procedure implementate e condivise e un organico congruo sia a livello territoriale che nazionale.

La voce del privato sociale organizzato, che sin dall’Emergenza Nord Africa opera con professionalità ed Etica deve diventare determinante per consentire un intervento che risponda veramente ai bisogni dei migranti…delle persone in fuga.

Il primo passo è certamente offrire una risposta più veloce a chi presenta domanda d’asilo riducendo al minimo il tempo di permanenza nei Centri di Prima Accoglienza. Sono questi i luoghi di reale “sofferenza” dove i migranti, già provati dai lunghi viaggi e dalle ragioni che li hanno portati alla fuga, risiedono per un tempo troppo lungo, sempre superiore agli standard e spesso insostenibili.

Va riformato l’intero sistema delle commissioni territoriali che vanno ampliate nel numero e alle quali devono operativamente affiancarsi, prefetture e questure. La chiave è la delocalizzazione. Bisogna permettere anche ai comandi di polizia dislocati sul territorio di ricevere le domanda di protezione internazionale e accelerare le procedure di rilascio dei permessi di soggiorno per richiesta protezione internazionale; capita spesso che questo accada dopo 6 mesi e cioè quando il permesso è già scaduto.

Ancora più evidente dev’essere il cambio di passo se parliamo di Minori Stranieri Non Accompagnati. Va chiesto al Ministero della Giustizia di elaborare una prassi che velocizzi la nomina del tutore ma soprattutto va preteso che l’accoglienza di questi minori avvenga secondo gli standard e non secondo procedure di urgenza che portano ad un’accoglienza massiva. Il Ministro Orlando ha dichiarato che al 31 dicembre del 2015 sono 6135 i minori stranieri (non accompagnati) entrati in Italia e attualmente irreperibili, un dato preoccupante che evidenzia profonde falle nel sistema. Come Rete, attraverso il progetto Rainbow abbiamo partecipato in prima linea a una sperimentazione che formulasse caratteristiche e metodi per una corretta accoglienza, tutte prassi che ogni cooperativa della Rete Sol.Co. adotta. Oggi purtroppo sono troppe le strutture “in deroga” che operano in Sicilia, dove non vengono rispettati gli standard tra operatori e minori accolti, dove è impossibile gettare le prime basi per un reale percorso d’inclusione.

Altro elemento critico, spiega Passantino, è il passaggio tra Centri di Prima Accoglienza e SPRAR (seconda accoglienza). Da uno studio fatto con un’equipe di esperti che opera dentro la Rete Sol.Co abbiamo evidenziato come a fronte del sovraffollamento in prima accoglienza si assista a “posti vuoti” nella seconda e cioè nei luoghi in cui si realizza la vera integrazione del migrante; un paradosso che cammina fianco a fianco con quella resistenza di alcune comunità ad accogliere.

Se l’accoglienza dei migranti dev’essere, come già lo stato di fatto impone, un’azione stabile del nostro territorio, va eliminata la volontarietà dei comuni che oggi accolgono solo perché partecipano a un bando e dove spesso le amministrazioni pongono un freno perché temono ripercussioni politiche…o spesso elettorali.

Il sistema a macchia di leopardo deve diventare un’azione sociale stabile e diffusa in ogni luogo, garantendo ai comuni, con il necessario sostegno dell’ANCI, un flusso finanziario stabile.  Certamente il decreto sull’accoglienza dei profughi negli Enti Locali, approvato mercoledì scorso in Conferenza Unificata Stato-Regioni, costituisce un significativo passo in avanti ma non basta, serve operare e intervenire per diffondere veramente una cultura dell’accoglienza e ancora una volta in campo va messo il Terzo Settore.