Giovani detenuti, il lavoro in chiave legalità Storie

Giovani detenuti, il lavoro in chiave legalità

  • Scritto da Redazione
  • - 24/07/2018

Ci sono progetti che sanno di sfida. Progetti che nascono con obiettivi specifici ma che maturano, si modellano e acquisiscono un continuo valore quando ricevono l’entusiasmo e la partecipazione dei destinatari. La storia della settimana arriva dal luogo dove nessun giovane dovrebbe mai trovarsi, il carcere, e dove tanti ragazzi sono costretti a fare i conti con una realtà aspra dopo aver ceduto alla terribile “faccia” dell’illegalità.

Una realtà che può essere cambiata scrivendo, pagina dopo pagina, quel libro chiamato futuro. Un futuro dove il lavoro, che rende libero ogni uomo, restituisce dignità ed è l’ingrediente perfetto per costruire percorsi di indipendenza e autonomia in chiave legalità. Con questo obiettivo il Consorzio Sol.Co., con la cooperativa sociale Mosaico - socia della Rete e l’Associazione Euro hanno messo in campo all’interno dell’Istituto Penale per i Minorenni di Acireale dei Percorsi professionalizzanti rivolti ai minori (e non solo) della struttura.

Il progetto, nato a maggio e che si protrarrà fino a dicembre 2018, è strutturato in due sessioni: bilancio di competenze, cioè un percorso che permette di analizzare e valutare il background formativo e lavorativo dei ragazzi dell’Istituto, definendo abilità e punti di debolezza su cui agire; Corso di abilità sociali che forma i ragazzi a saper redigere un curriculum vitae e ricercare lavoro, individuando non soltanto i canali per accedere alle singole offerte ma pianificando una serie di strategie da adottare per affrontare efficacemente eventuali colloqui.

“Il progetto è giunto alla conclusione del primo step – afferma Manila Porto, operatrice sociale della cooperativa Mosaico, che sta seguendo 10 giovani dell’Istituto Penale -. Durante i primi incontri ho consegnato ai ragazzi dei questionari, spiegando che sarebbero serviti a individuare gli elementi salienti di un curriculum vitae, ovvero le esperienze formative, lavorative e le competenze professionali specifiche”.

Uno degli ostacoli che ho dovuto affrontare – spiega Manila – è stato quello di mostrare la loro prospettiva di vita in un’ottica diversa. Molti detenuti, infatti, dovendo scontare pene che vanno dai 5 fino ai 16 anni, si domandavano come fosse possibile imparare a redigere un curriculum pur non avendo la possibilità di cercare lavoro nell’immediato? Ho spiegato quindi che non importa se ci vorranno due o 16 anni; prima o poi anche loro assaporeranno il valore della libertà e dovranno essere pronti ad inserirsi nel tessuto sociale nel migliore dei modi”.

L’anima del progetto è quindi far comprendere che il lavoro può essere un ottimo strumento di riscatto sociale e che esistono delle regole, alcune meramente finalizzate alla stesura di un curriculum altre che assumono, invece, un connotato più ampio e che diventano salienti per integrarsi pianamente nella società.

La sfida più grande – continua Manila – è rendere l’attività non finalizzata a sé stessa ma come opportunità per accrescere il proprio bagaglio culturale e formativo. Ci sono ragazzi che affrontano gli incontri con entusiasmo perché hanno colto l’essenza del progetto: essere capaci di mettersi in gioco non appena sconteranno la loro pena”.

Tra gli aspetti interessanti anche l’approccio che Manila Porto adotta in un contesto non del tutto semplice. Con una buona dose di empatia è riuscita, infatti, a coinvolgere i ragazzi ottenendo degli ottimi risultati.

Gli incontri sono spesso arricchiti dai loro racconti, ci sono tanti stranieri con storie non facili e tanti ragazzi hanno vissuto spaccature familiari profonde. Si confidano con me e questo mi dà la giusta carica per fare sempre meglio il mio lavoro”, conclude Manila.

Spazio adesso alla seconda parte del progetto grazie all’avvio del Corso per abilità sociali. A differenza del primo step - dove gli incontri formativi avvenivano singolarmente - nella seconda parte, i ragazzi interfacceranno tra loro, partecipando alle simulate e al role playing, alternandosi quindi tra le figure del selezionato e selezionatore, per imparare ad affrontare i colloqui di lavoro.

Ancora una volta la buona cooperazione sociale mostra i propri frutti. È l’ingrediente perfetto per arricchire il viaggio, a volte turbolento, a volte pieno di ostacoli, chiamato… vita!